Libia B. Martinengo

Libia B. Martinengo, nata Anna Maria Clotilde Bertelli (1912-2000), rimase subito orfana di madre. Compiva due anni e mezzo quando una grave forma di poliomielite la rese invalida e per otto anni fu nell’impossibilità di frequentare le scuole. Il padre rinunciò al proprio lavoro e amorevolmente se ne prese cura. Fino alla sua morte. Essa si rifugiò così nel suo mondo interiore e sviluppò doti che più tardi fiorirono in una serie di opere letterarie che attirarono l’attenzione di scrittori e intellettuali. Fu «adottata» da Maria Martinengo, della quale assunse il cognome con il quale rimarrà nota. A Torino stabilì un rapporto interiore con il «Maestro» e si fece tramite di una vera e propria scuola filosofica. Per mezzo secolo, dal 1947 al 2000, anno della sua morte, persone della più eterogenea estrazione si sono periodicamente avvicendate intorno a una corrente di pensiero che si chiamò «Associazione Pitagorica», nell’intento di realizzare un «razionale e sistematico studio delle umane intuizioni e delle divine rivelazioni». Fra le sue opere ricordiamo Giovanni l’Annunciatore e Una donna di nome Maria, che saranno presto ripubblicate dalle nostre edizioni.